Nel mondo del business, come in quello dello sport, le performance dei team sono strettamente legate all’atteggiamento e alle scelte dei leader. Lo possiamo vedere nel calcio: quando la squadra è in sintonia con l’allenatore, i successi arrivano, ma quando ci sono incomprensioni i risultati sono tutt’altro che notevoli.
Ciò accade anche nelle aziende, dove leader disposti ad ascoltare e a farsi ascoltare creano un ambiente positivo e produttivo. “Un leader deve sentire e capire, deve farsi valere, soprattutto con onestà, serietà e rispetto. Il leader deve avere tre caratteristiche fondamentali: preparazione, ambizione e prontezza nelle situazioni di stallo”.
Lo sa bene Fabio Capello che nella sua lunga carriera come allenatore ha allenato le più forti squadre italiane ed estere – come la Roma, il Milan, il Real Madrid, l’Inghilterra, la Russia e JS Suning – conquistando 5 vittorie nel campionato italiano, 2 in quello spagnolo con il Real Madrid, 4 Supercoppe e un trionfo in Champions League.
1. Preparazione e mindset flessibile
Come il lavoro dell’allenatore non può essere improvvisato, anche il lavoro del manager richiede una preparazione costante che consente di affrontare tutti quei problemi che si generano – inevitabilmente – nella gestione aziendale. Individuare le debolezze degli avversari e gli errori commessi in precedenza è importante, ma è fondamentale soprattutto conoscere la squadra con la quale si scende in campo perché contesti differenti richiedono approcci differenti.
Nella sua lunga carriera, Capello si è occupato di diversi sport oltre il calcio – pallavolo, rugby, hockey – e ogni sport aveva “problematiche e mentalità tutte diverse” rispetto alle quali non era possibile improntare la stessa strategia adottata in precedenza, anche se aveva prodotto notevoli traguardi. La forza dell’allenatore, e quindi quella del leader, sta proprio nel capire con chi si sta giocando, così da individuare le tattiche vincenti e sviluppare, al contempo, un mindset flessibile e adattabile a qualsiasi situazione in cui ogni collaboratore diventa valore aggiunto.
2. Ambizione e fiducia in se stessi
“Ambizione in senso positivo: mettersi in discussione, provare e non lamentarsi”, precisa l’allenatore. Non sempre si vince e cambiare strategie diventa un imperativo per il leader come per l’allenatore. Sperimentare nuove idee, apportare innovazioni all’interno del team innesca un atteggiamento propositivo nei confronti del cambiamento, il quale verrà accettato con maggiore facilità. Affinché ciò accada, però, è essenziale che il manager non dubiti mai di se stesso o che, perlomeno, nasconda qualsiasi tentennamento: la squadra guarda l’allenatore nei momenti di trasformazione in quanto è nel leader che riconosce l’unica figura in grado di guidare il team verso nuovi traguardi.
3. Mai adagiarsi
Quando gli affari, o le partite, vanno male si cerca sempre un modo per rimediare giungendo a delle soluzioni inaspettate e vincenti. Secondo Capello, infatti, il club – o l’azienda – non dovrebbe preoccuparsi quando si verificano delle sconfitte, in quanto possono essere recuperate, bensì quando “si vince perché è in quel momento che si corre il pericolo di adagiarsi”.
Un rischio che si insinua nei giocatori, i quali prenderanno meno seriamente gli allenamenti e gli avversari, e nei team dove il leader “deve intervenire immediatamente”. Sempre secondo l’allenatore, unr leader positivo trasmette la “mentalità vincente” ai compagni, un mindset che tenga la squadra sempre vigile e pronta ad affrontare qualsiasi sfida futura.
Approfondiremo i valori del leader nel campo e nel business insieme a Fabio Capello, il 22 marzo, al Sicily Business Forum.
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